Descrizione
La struttura attuale è frutto di un drastico rifacimento risalente al 1859, subito dopo la battaglia di Magenta che allontana gli Austriaci dal territorio, rinnovato due volte negli anni Quaranta e Ottanta del Novecento.
L’origine dell’Oratorio è sconosciuta, in quanto mancano documenti specifici, ma si può con buona approssimazione affermare che l’edificio sia stato costruito nella seconda metà del Settecento, utilizzando materiali provenienti da un preesistente oratorio d’origine medievale dedicato a San Materno, frequentato fino alla prima metà di quel secolo nell’area della cascina Boscaccio di cui non si sono più avute notizie dopo di allora.
Scomparsa la dedica a San Materno (il cui antico culto aveva portato a dedicargli in origine anche la chiesa di Gaggiano, assieme a Invenzio), compare invece quella di “Madonna dei Borini”, con cui viene citato fin dal momento della sua ristrutturazione dal parroco Sansottera, che riprende evidentemente il nome popolare. Ne fa testo anche una mappa del 1752 in cui compare il territorio fra Bonirola e Gaggiano: l’Oratorio vi è tracciato con grande rilievo e col nome, appunto, di “Madonna dei Borini” nella posizione che conosciamo. Il nome “Borini” è legato alla campagna sottostante (ogni pezzo di terreno è da tempo immemorabile contraddistinto con un nome, indispensabile prima delle rilevazioni catastali per identificarlo in occasione di passaggi di proprietà o di affittanze), definita fin dal Cinquecento come “risaia de’ Borini”.
Borini è una contrazione di Iborino, il nome dato fin dal Duecento all’area oggi conosciuta come Bonirola, a causa dell’antico insediamento degli Iborini, una tribù degli Insubri, popolazione di origine celtica che ebbe Milano come centro di maggiore importanza e che si era insediata attorno alla città verso il 450 avanti Cristo.
All’interno è scomparso da tempo l’affresco originale, descritto come del Seicento da un visitatore nel 1934: è andato perso con la parete di fondo su cui era dipinto e che è stata abbattuta e rifatta dopo la guerra. Lo ha sostituito (nel 1945) una tela del pittore Mario Albertella, restaurata nel 1987.
Curiosità: Secondo una credenza popolare, l’Oratorio era dedicato in realtà alla Madonna che allatta il bambino in quanto l’affresco originario riproduceva le due figure e non l’Annunciazione poi dipinta dall’Albertella; prova ne era che il termine dialettale “borin” indica il capezzolo. Una leggenda accompagna il mistero sulle origini del Dosso. Si racconta di un bue che, nel corso dell’aratura, si ferma cocciutamente, resistendo alle sollecitazioni dell’aratore, il quale scopre così che davanti al vomere sta emergendo un dipinto con l’immagine della Madonna. Lo dissotterra e lo porta in chiesa a Gaggiano ma, l’indomani, il bue ripete la scena: l’immagine è tornata lì dov’era. Così costruiscono l’Oratorio sul posto.
Un luogo di pace e silenzio, dove fermarsi in contemplazione.
Modalità d'accesso
Ingresso accessibile in sedia a rotelle.
Parcheggio accessibile in sedia a rotelle.
Indirizzo
Punti di contatto
Ultimo aggiornamento: 7 dicembre 2023, 11:33